VECCHINA E AJAL
Uno spettacolo narrato, danzato, cantato per spettatori dai 4 ai 100 anni
“Una volta si sapeva (o si sospettava, forse) di avere in sé la morte come il frutto ha il nocciolo. I bambini ne avevano una piccola in sé e gli adulti una grossa. Le donne l’avevano nel grembo e gli uomini nel petto”
(R.M. Rilke)
Uno spettacolo narrato, danzato, cantato per spettatori dai 4 ai 100 anni
ideazione di Miriam Bardini
testo di Miriam Bardini e Patrizia Mazzoni
con Miriam Bardini e Isabella Quaia
regia Patrizia Mazzoni
elementi scenografici di Tamara Pieri
maschera di Enzo Quaia
durata 55 minuti
Vecchina vive chiusa da un tempo infinito nella sua “bislacca casina”, tutti quelli che conosceva sono “scomparsi”; Vive in assoluta solitudine dentro la sua casa-corazza, fino a diventare tutt’uno con essa proprio come una tartaruga. Un giorno arriva una misteriosa viandante di nome Ajal portando con sé l’inverno e invita Vecchina ad uscire. Ma la donna trova mille scuse per non lasciare il proprio “guscio”: non si fida di Ajal, è troppo strana, e poi d’inverno fa buio presto e lei ha paura del buio, fa anche troppo freddo e per l’appunto ha lavato tutti i suoi vestiti.
Tra Vecchina e Ajal nasce una sorta di sfida che alterna momenti di tempestosi contrasti a momenti di gioco. E’ molto caparbia Vecchina o forse ha soltanto molta paura di affrontare il cambiamento che le propone Ajal: seguirla in un viaggio di cui niente si sa.
Riuscirà Ajal, con l’arrivo della primavera, a convincere Vecchina a lasciare la sua casina?
Motivo ispiratore dello spettacolo è il mito di Persefone: la natura come metafora della ciclicità vita-morte-vita. Della morte abbiamo talvolta una percezione parziale, primitiva, intrisa di negatività e di violenza, questa fiaba teatrale con ironia e dolcezza vuole invitare bambini e adulti a trovare modi di pensare e di guardare alla fine della vita che non credevamo possibili. Noi siamo convinte che l’arte di raccontare attraverso la suggestione delle immagini e la poesia delle parole possa tenere insieme vita e morte in armonia.
“Quando credi che il tempo sia finito comincia il viaggio che nessuno sa…” (Giuliano Scabia)
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