La fabbrica 1999
di Alberto Severi
regia, scene e costumi di Riccardo Massai
con Alessio Benedetti Sardelli, Amerigo Fontani, Sandra Collodel
LO SPETTACOLO
Raccolta differenziata (ispirato alla notizia di un vademecum per clochard, approntato dal Comune di Firenze per evitare incidenti nei cassonetti dell’immondizia) atto unico in quattro quadri, tratta di due barboni a Firenze.
Dimenticate Pippo Del Bono: questi sono barboni dichiaratamente di fantasia, senza iperrealismi e cortocircuiti finzione-realtà. Dimenticate Beckett. Dimenticate Pinter. Se mai, tenete presente il Nabokov di “Lolita”, e, magari, Sergio Leone…
Umberto, il professore caduto in disgrazia per un’improvvisa sbandata pedofila, e Toto, il bidello alcolizzato, piantato dalla moglie, sono creature fantastiche, nel loro falso realismo: “barboni per caso”, che debbono raccontare una storia triste e cruda con gli accenti irresistibilmente comici dell’eterno dualismo Chisciotte-SanchoPanza. Ma con un’inedita “complicazione” tragica a segnare l’incrocio fatale dei loro destini.
A fare da intermezzo alla storia, senza sciogliere la trama, anzi limitandosi a lambirla, si materializza fra di loro nel vicolo l’apparizione quasi felliniana di una improbabile, stralunata clocharde, Melissa…
Il mondo dei clochard, al di là dell’apparente sporcizia che serve a loro come difesa per tenerci lontani, è forse una realtà internamente pulita che risponde a delle scelte etiche di vita definitive; al di là del loro aspetto logoro e sporco ci sta un candore nobile. La divisione fra loro e noi rimane, come la quarta parete sollevata fra pubblico e personaggi: sembra scomparire quando il nostro sguardo li percepisce come neri scarafaggi, ma al di là del velo un mondo di poesia e di verità li aspetta, rapporti di passioni dirette, di risposte incongruenti ma sincere. Velo come schermo cinematografico la cui ragione di essere verrà compresa nel finale che è da intendere anche come catarsi e giudizio universale.
RASSEGNA STAMPA
Sono i barboni tutti in bianco, così come le loro cose, di Alberto Severi, del suo Raccolta differenziata, al debutto con la regia di Riccardo Massai al Teatro Comunale dell’Antella. Lo spettacolo colloca questi due insoliti senza casa, il professore Amerigo Fontani e Toto il custode Alessio Sardelli, in un’atmosfera sospesa, suggestiva, quasi irreale. Ma la storia che si evoca prende pian piano risvolti inattesi. La comparsa di Melissa, Sandra Collodel, creatura svanita e bizzarra, un po’ matta, da un tocco metafisico alla vicenda. E tutto precipita in un finale assolutamente tragico sul filo del rimorso e di un rovello che distrugge la coscienza, tra l’eco di segni religiosi. Regista e attori davvero bravi, si mettono al servizio del testo, realizzando una messa in scena di alta qualità di forte efficacia drammatica che ci scopre un lato in parte nuovo della scrittura di Severi.
Servizio RAI, Francesco Tei