Sabato 11 Febbraio 2012 – ore 21
Perché esserci: Perché le persecuzioni destinate al popolo più indifeso, l’emarginazione e il “deserto” non sono relegati in ambiti territoriali definiti e lontani da noi, ma sono parte della nostra umanità ferita. Vedere lo spettacolo può aiutarci a renderci tutti più partecipi, più solidali, oltre che più informati, e contribuire a far crescere un costruttivo senso di dignità.
Da un reportage sull’oppressione di popoli emarginati una riflessione interattiva sul tema della solitudine, l’indifferenza e la possibile riscossa. “Questo popolo non spera nulla da questa terra infeconda, la sua fame nulla chiede a queste petraie, dove il sole si abbatte con uno schianto opaco: ma spera salvezza e nutrimento soltanto da Dio e dalle proprie forze, soltanto dalla sua pace con Dio… Greggi di capre, mandrie di buoi magri, dalla schiena gibbosa, appaiono qua e là fuor dei macchioni. Ma sembrano staccati dalla natura intorno, come viventi di vita propria, come vere capre e veri buoi in un presepe di stoppa e di stucco. Gruppi di donne, all’ombra di euforbie e di eucalipti, accoccolate intorno ai loro otri di tecc e di tellà, alle ceste dell’angèra, ci guardano passare in silenzio senza un gesto: sulla loro fronte pende immoto un cielo azzurro, ingombro all’orizzonte di alte nubi barocche. Qualcosa di preciso, di definitivo è nell’aria: ma, come avviene quando in un bosco si avverte per istinto la presenza di un animale dietro un cespuglio, nel folto di una macchia, io sento che già si è insinuato in questa astratta natura un elemento proprio del mio mondo, della mia morale, della mia storia: ed è la dignità dell’uomo”. Curzio Malaparte da La terra degli uomini rossi, in Viaggio in Etiopia e altri scritti africani.
NUOVA PRODUZIONE
Archètipo
Storie di incontri e solitudini raccontate attraverso immagini e parole.
di Elena Mondovecchio, Jacopo Merlini e Simone Rovida
A cura di Cecilia Trinci
Durata 60′
INGRESSO LIBERO