di Willian Shakespeare
regia di Riccardo Massai
musiche originali Maura Capuzzo
scene di Claudio Pini
costumi di Antonio Musa
disegno luci Lucilla Baroni
LO SPETTACOLO
Macbeth è tragedia del nostro contemporaneo, e rispecchia in pieno la situazione odierna mondiale: Gore Vidal, durante l’incontro con Giulietto Chiesa al Festival della Mente di Sarzana ha affermato che «Gli Stati Uniti si trovano in Iraq nella stessa posizione di Macbeth quando afferma: Sono avanzato a tal punto nel sangue, che, se non dovessi proseguire, tornare indietro sarebbe penoso quanto l’andare avanti». Le vicende che tutti i giorni ci scorrono negli occhi dimostrano come il male generi altro male, così come la spirale involutiva che subisce il protagonista nel suo ripiegamento verso il peggio che gli sta dentro, è quella di chi non reagisce al cerchio di violenza che imprigiona, quando le forze del male prendono il sopravvento e non c’è più male, non c’è più bene, anzi! i due opposti non si riconoscono e si scambiano: il tutto è falso e il falso è tutto, parafrasando Gaber. Il sangue appare come unica soluzione, unica scusa di salvezza quando non è altro che un alibi per continuare nel cammino verso il male.
Nel finale dell’opera il pubblico si libera simbolicamente attraverso la morte di Macbeth, ma oggi tale redenzione non sembra riconoscibile o realizzabile. La situazione attuale non permette di prendere le parti né del potere, né della sovversione o del terrorismo; esiste, però, la necessità di scegliere: è questo bisogno di schierarsi che determina l’equivoco del non sapere più da che parte stare.
RASSEGNA STAMPA
Bellissimo “Macbeth”
Un piccolo grande miracolo, una sorpresa, un intrigante, spettacolare Macbeth di Shakespeare. In un finale straordinario – che un po’ rimanda al teatro di Ronconi e un po’ ai lavori fassbinderiani dell’Elfo – la pioggia cade incessantemente sugli attori che hanno un’armatura fatta di impermeabili e stivaloni. […] In fondo il sangue che vediamo in scena non è dissimile da quello che quotidianamente viene versato in Iraq. Alla fine di ogni esauritissima replica il pubblico applaude per molto tempo e batte i piedi.
La Repubblica, 20 novembre 2004, Roberto Incerti
Tensione ed emozioni per il Macbeth di Massai
ANTELLA L’attesa è rinchiusa nel buio, tra assordanti rumori e inquietanti segnali: il Macbeth di Riccardo Massai, prodotto da Archètipo e ospitato al Teatro Comunale di Antella fino ad oggi, parte col piede giusto fin dalla prima sequenza. Perché la rotonda scena lignea, sistemata in platea sovvertendo lo spazio del teatro, comunica il calore della tragedia e l’eterno ritornare della nefandezza umana, ricordando il più sobrio Ronconi. Perché i costumi neri o bianchi, essenziali, su cui spiccano impermeabili lucidi e stivali di gomma, restituiscono l’immagine di guerrieri senza tempo, sospesi tra Medioevo e futuro. Perché l’uso dello spazio, totale, coinvolgente, relega lo spettatore a prigioniero della storia, non dandogli tregua. Perché la scena finale, in cui sul corpo senza vita di Macbeth cade la pioggia (vera e abbondante) che lava il sangue e le coscienze, offre un respiro di sollievo dopo un’ora e mezzo, serratissima, di reali emozioni. Sì, le emozioni. In un teatro che ne è parco, spesso vittima del proprio narcisismo e poco incline a rischiare, la produzione (eroica) di Massai e compagnia sorprende per onestà artistica e potenza nel risultato. La lettura che Massai suggerisce allo Shakespeare più conosciuto è cupa, sofferta (anche fisicamente), intermittente e fastidiosa. Accecato dalle luci o all’opposto costretto ad uno sforzo per scorgere le sagome nel buio, il pubblico tace, ascolta, sobbalza, ride e forse piange. Passando a Massai una flessione registica prima del gran finale (che forse è fisiologica a Shakespeare, ai suoi intrecci in cui talvolta è legittimo perdersi), lo spettacolo raggiunge il meritato climax nel coro delle streghe, disgustose creature possedute che mantengono un rigore da teatro kabuki. Ma è il caso di ricordare pure il ricevimento di Lady Macbeth, in cui il volto dell’ucciso appare replicato su tutti i presenti. Poi, come da profezia, il bosco si muoverà e per Macbeth sarà tardi per tornare indietro. Applausi, per i vivi e per i morti.
Unità, 21 novembre 2004, Valentina Grazzini
Pioggia di sangue
Il progetto è ambizioso. Il risultato lodevole. Un Macbeth atipico e rispettoso della stesura scespiriana. Lo produce Archètipo e lo dirige Riccardo Massai che c’ha condotto sopra un laboratorio, mixando con sapienza giovani esordienti e attori professionisti. […] Dentro la ferocia si riverberano le musiche elettroniche di Maura Capuzzo.
Manifesto, Firenze, 21 novembre 2004, Gabriele Rizza