commedia naturalistica di Eugene Ionesco
REGIA RICCARDO MASSAI
(spettacolo registrato il 3 novembre 2011)
Il sipario si apre è si è già nel bel mezzo della vicenda. I Jacques intorno al loro pupillo che “si rifiuta” di mangiare “le patate al lardo”: simbolo di una vita borghese. E’ una guerra che fa leva sui sensi di colpa, soprattutto guerra di parole: si mescolano falsità allettatrici e crude verità, si percorre la strada di un insolito linguaggio che si basa sul non sense, su enunciazioni ossimoriche che uniscono gli opposti, sulla deformazione lessicale. L’assedio verso Jacques si replica due volte: e il protagonista capitola una prima volta quando si sente dire – dalla perfidia della sorella – che è “cronometrabile” (il riconoscimento di una finitezza), una seconda dinanzi alla seduzione di Roberte, sposa senza nessuna gioia, in una scena che sembra rifarsi, per ammissione dello stesso Autore, all’Educazione sentimentale di Flaubert, “che mette in ridicolo i luoghi comuni”. C’è il rifiuto del determinismo del corpo, la condanna delle brame, per contrario l’aspirazione al senso di purezza, gioia e spiritualità; dualismo tra luce e fango, tra evanescenza e pesantezza; l’orizzonte metafisico è il fine. Jacques o la sottomissione è stato rappresentato per la prima volta a Parigi, al Teatro de la Huchette nel 1955. Tra le curiosità da segnalare la maschera della fanciulla seduttrice Roberte (detta Roberte II nel copione, clone della figlia unica) che si ispira alle ricerche sulla tridimensionalità di Picasso e offre allo spettatore tre nasi, mostruosa e nello stesso tempo bella quanto una divinità dell’estremo oriente.