In ricordo di Massimo Sgorbani
Introducono Rosaria Lo Russo e Renzo Martinelli.
A seguire Tributo con letture di Gilberto Colla, Federica Fracassi, Rosanna Gentili, Rosaria Lo Russo, Riccardo Massai, Andrea Muzzi, Gaia Nanni, Marco Natalucci, Iacopo Paradisi.
Organizzazione a cura di Tommaso Santi
La drammaturgia confessionale di Massimo Sgorbani è un’infilata di monologhi e dialoghi fra sordi, una rituale, ritmica, passionale ricerca, tanto affannosa quanto impossibile, di ritorno all’innocenza tramite – cito da Confessione, postilla dell’autore al volume che raccoglieva il suo Teatro nel 2008 per Ubulibri – il “superamento dell’io psicologico in direzione dell’io vocale”, corporeo eppure estatico. Un rituale catartico, quindi, mistico e osceno, erede del linguaggio testoriano, al netto di ogni fede e speranza ma non meno denso di carità, una carità corporea, pasoliniana. Col suo teatro Massimo ambiva innanzitutto alla messa in voce, alla musicalità della lingua teatrale, al concerto scenico (la “confessione orante”), piuttosto che alla rappresentazione, anche per ciò sulla scia dell’ascoltatissimo Carmelo Bene. Eppure quella di Sgorbani è senz’altro una delle esperienze drammaturgiche più intensamente teatrali nel senso specifico del termine, scritte cioè per gli attori e per le regie, e molte e felici sono state le sue collaborazioni con gli attori in carne e ossa che hanno rappresentato la sua scrittura.
Rosaria Lo Russo